Cenni Storici

CENNI STORICI SU CALOPEZZATI

Il nome deriva forse dal greco Kalopets`tes, oppure originato dalla famiglia Calopeto. Si vuole anche che derivi dal bizantino Kalos-petros (industria di cuoi) particolarmente praticata dai suoi primi abitanti. E anche possibile che sia derivata da Calopiciato, cioè ornamento e cura. Secondo un’altra ipotesi fu chiamata inizialmente Borgonovo, dal luogo fondato da Giordano Ruffo nei primi anni del sec. XIV.

Nel 1264 appare come Casale Calopatite; nel 1269 come Casalis Calopatii; nel 1273, Casalis Calopizzati e de Casali Collis Peczati; nel 1316 Calopizzati; nel 1325 Casalis Calopizati; nel 1445, terram Calopilatum; poi Calopicciato, Calopisso, Calopizzo, Calopezzato. Il primo feudatario che conferì anche il nome al paese appare in piena epoca sveva; intorno al 1272-1273. Il 18 ottobre 1390 Ladislao affida il paese a Covella Ruffo, figlia di Antonio, duca di Montalto la quale sposerà dapprima il signore di Oriolo, Giacomo della Marra e, in seconde nozze, il conte di Montalto Venceslao Sanseverino.

Da questo momento segue le successioni feudali e le sorti del potente casato che guiderà il vasto e potente principato di Bisignano.

Tra il 1517 e il 1551 Calopezzati appare venduto e comprato per tre volte. Negli anni successivi, dopo che il re smembra gli averi dei Sanseverino, il paese assiste ad un susseguirsi di feudatari, di vendite e di interruzioni dinastiche.

La chiesa parrocchiale dedicata alla Madonna, è trinavata e conserva, sull’altare maggiore, una pala raffigurante la Madonna Achiropita dipinta nel 1728; inoltre tela raffigurante la Madonna del Rosario dipinta da seguace del Solimena; statue lignee della Maddalena, di San Giuseppe, della Deposizione provenienti dalla chiesa dell’Addolorata. In sagrestia, calici d’argento ed ostensori, opere di orafi napoletani nel sec. XVIII.

Vicino alla parrocchiale sorge il castello feudale. Eretto nei primi del 300 dai Ruffo, ripreso un secolo dopo dai Carafa e successivamente, nel corso del 600-700, dai Piccolomini d’Aragona, presenta resti dei bastioni e tracce della struttura originaria. Il suo stato complessivo è buono, e, con le sue torri angolari, mostra ancora una mole massiccia e maestosa.

La chiesa dell’Addolorata, custodisce una sontuosa cappella con sepolcro scolpito in marmo commissionato dai feudatari Piccolomini d’Aragona; la lapide a tarsie marmoree che reca le iscrizioni commemorative, ne indica anche l’anno di produzione: 1735.

Altra opera degna di rilievo è una pala d’altare, nata in una bottega di intagliatori calabresi del 700, in legno dorato (misure m. 5 x 3,20), intarsiata alla maniera barocca, tripartita ad edicole, con coronamento recante lo stemma dei Piccolomini d’Aragona e nelle nicchie, statue di santi.
 
In periferia, Torre di Mirto, più nota come torre di Foce del Tironte, con avanzi della torre di vedetta costiera che, nel corso del 500, venne inserita nella rete del sistema difensivo e di avvistamento contro le incursioni barbaresche. Qua e là, avanzi di fortificazioni di epoca medievale e porta urbica.